Donne alla guida della più grande macchina mai costruita dall'Uomo

La complessità di LHC in mano alle donne next

Un linguaggio, un messaggio

La mostra racconta di donne che sulla ricerca stanno costruendo una carriera di successo internazionale.

Sponsorizzata dal Seminario Nazionale di Fisica Nucleare e Subnucleare, dall'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dal Dipartimento Interateneo di Fisica di Bari, "Donne alla guida della più grande macchina costruita dall'Uomo" si avvale del patrocinio del MIUR (Ministero Istruzione, Università e Ricerca) e del CERN (Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare).

Dedicata alle ricercatrici italiane del grande progetto europeo "LHC", l'iniziativa è stata ideata dalla giornalista scientifica Elisabetta Durante per il DISTI (Distretto dell'Informazione Scientifica e Tecnologica), nuova realtà nata per diffondere la cultura e l'informazione scientifica: la mostra viaggerà a lungo, grazie all´interesse di varie realtà pubbliche e private, tra cui lo Shenker Culture Club.


Essa raccoglie oltre trenta ritratti di ricercatrici italiane, del nord e del sud, che hanno offerto importanti contributi alla sfida straordinaria di LHC: una sfida tanto scientifica quanto tecnologica, da cui in futuro deriveranno applicazioni di grande interesse sociale ed economico (in campi come Ict, salute, elettronica, energia ecc.).

Ai volti e alle storie di queste ricercatrici è affidato il racconto di un progetto affascinante: un racconto rivolto soprattutto alle ragazze ed ai ragazzi italiani che vivono oggi un momento magico della storia umana, anche se quasi mai se ne rendono conto.

Chi visita la mostra si trova di fronte ad immagini molto lontane dall'idea di scienza che per troppo tempo ha dominato la cultura italiana, sulla scia di quanto scriveva Benedetto Croce:"La scienza è un mondo di spettri dove l'anima sente l'aria della morte".
Queste foto esprimono tutt'altro, ed è questa nuova visione della ricerca che va trasmessa ai giovani, il cui scarso interesse per la cultura scientifica rappresenta un serissimo ostacolo allo sviluppo del nostro paese.

Ma non è tutto qui. Come suggerisce il sottotitolo della mostra ("Ritratti di ricercatrici di successo, per parlare della Fisica di oggi e della Società di domani"), l'intenzione è anche quella di comunicare un modello di donna talvolta molto giovane, ma già avviata su un cammino di competizione e successo internazionale (basato sul merito), e pienamente immersa in quella che sempre più sarà la "Società della Conoscenza": un modello seduttivo, eppure profondamente diverso da quello avvilente e tristemente omologante che domina sui media.


Le foto sono di Mike Struik, ingegnere del CERN: il suo ruolo è stato fondamentale, dato che Elisabetta Durante ha voluto fotografie ambientate nello specifico ambiente di lavoro: un ambiente posto a cento metri di profondità sotto terra e, per ovvie ragioni di sicurezza, completamente inaccessibile agli estranei.Hanno collaborato Paola Catapano e Manuela Cirilli del CERN, e Roberta Antolini dell' INFN.