La Nato e la politica di difesa dell'Europa

Temi per un dibattito
Partito dei Comunisti Italiani, Gioia del Colle, 27 Febbraio 1999

Introduzione di Giuseppe Nardulli

1. Nascita della Nato

Le origini della guerra fredda e della NATO vanno ricercate negli anni della seconda guerra mondiale. Evento decisivo fu il progetto Manhattan, cioè il progetto americano, realizzato con la collaborazione britannica, teso alla realizzazione della bomba atomica. Iniziata nel giugno 1942, questa impresa si concluse con lo scoppio del primo ordigno nucleare il 16 luglio 1945 in un test di prova ad Alamogordo, nel deserto del New Mexico e con la successiva esplosione di due bombe il 6 e 9 agosto 1945 sulle due città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. Il numero delle vittime fu elevatissimo. Ad esempio la bomba di Hiroshima (dal potenziale esplosivo di 13 kiloton di TNT) aveva provocato alla fine del '45 145000 vittime, mentre 5 anni dopo si stima che il numero totale dei decessi ascrivibili alla bomba, inclusi quelli dovuti alle radiazioni, era di 200000.

Il progetto Manhattan fu un progetto colossale ed enormemente costoso che solo gli USA avevano i mezzi economici di sostenere durante la guerra.Esso nacque in funzione antitedesca, per la preoccupazione di scienziati famosi (tra cui ricordiamo R.Peierls, A. Einstein e L.Szilard) che la Germania nazista potesse realizzare la bomba atomica. Poco prima dello scoppio della guerra, il 6 gennaio 1939, due chimici tedeschi Otto Hahn e Fritz Strassmann avevano infatti reso noti i risultati di un esperimento, che indicava come nuclei di Uranio, bombardati da neutroni, potessero subire una separazione (fissione nucleare); un mese dopo due fisici tedeschi Lise Meitner e Otto Frisch, rifugiati rispettivamente in Svezia e Danimarca per le persecuzioni razziali, interpretarono correttamente questo risultato come la fissione del nucleo e calcolarono l'enorme quantità di energia che si liberava in questo tipo di reazioni nucleari.

In effetti, però, la Germania non diede vita a nessun programma serio in questa direzione, probabilmente perché Hitler pensava che la guerra sarebbe stata di breve durata e che fosse inutile quindi imbarcarsi in imprese dalle dimensioni enormi e dall'esito dubbio. Anche il Giappone non aveva capacità economiche e scientifiche per realizzare un progetto così ambizioso.

Negli anni successivi al '42, e soprattutto nel 1945, risultò chiaro che non solo la Germania non era in procinto di procurarsi la bomba atomica, ma, al contrario, essa si sarebbe arresa prima del completamento del progetto Manhattan. Così infatti avvenne: l'1 maggio '45 l'esercito sovietico era a Berlino e pochi giorni dopo la Germania capitolava. Dunque, gli obiettivi del progetto Manhattan cambiarono e assunsero un carattere antigiapponese ed antisovietico. Quest'ultimo punto è reso evidente da molteplici ricostruzioni storiche, anche se non dalle posizioni ufficiali del Governo americano la cui tesi è sempre stata che lo scoppio delle bombe A sulle due città giapponesi era l'unico modo per risparmiare la vita di alcune decine di migliaia di soldati USA, che sarebbero probabilmente morti nell'invasione delle isole giapponesi se l'Impero del Sole non fosse satato costretto alla resa. Possiamo ricordare, come esempio di una evidente intenzione antisovietica, il tentativo del fisico danese N. Bohr di convincere Churchill e poi Roosevelt dell'opportunità di associare l'URSS al Progetto Manhattan. Bohr temeva infatti che il monopolio USA sulla bomba A sarebbe durato poco, giacché esso avrebbe stimolato l'URSS a dotarsi di forze nucleari proprie e che tutto ciò avrebbe generato una corsa agli armamenti estremamente pericolosa per la pace.

Questo è proprio quello che avvenne. L'URSS aveva già iniziato negli anni '40 un programma atomico su piccola scala. Dopo il luglio '45 esso divenne un progetto estremamente impegnativo il cui scopo era quello di eliminare l'inferiorità sovietica in questo campo. Lo sforzo fu enorme soprattutto se messo in rapporto con le condizioni di prostrazione dell'URSS alla fine della seconda guerra mondiale: l'URSS aveva subito devastazioni enormi da parte dell'esercito nazista con circa 20 milioni di vittime. Tuttavia, anche in queste condizioni di debolezza economica, il progetto atomico diventò una priorità assoluta dell'URSS. Stalin non temeva tanto che, resi fiduciosi dal loro monopolio, gli America attaccassero l'Unione Sovietica: egli valutava, infatti che i popoli dell'Occidente fossero stanchi della guerra, e che essa quindi non potesse essere loro imposta dall'amministrazione Truman. Aveva il fondato timore però che gli USA assumessero nelle difficili trattative sull'assetto postbellico un atteggiamento duro ed intrasingente, forti della loro condizione di supremazia militare. La risposta di Stalin fu quella di mostrare a sua volta una estrema intransigenza in tutta la fase postbellica, allo scopo di rendere evidente che l'URSS non era intimorita dalle armi atomiche americane. Questo atteggiamento determinato assunse talora i caratteri della sfida, come nel '48, quando l'URSS decretò il blocco di Berlino, dopo che le potenze occidentali, violando gli accordi stipulati durante la guerra, avevano dato vita alla Repubblica Federale Tedesca, da loro controllata. La condotta sovietica si mantenne però entro limiti definiti e fu caratterizzata, in generale, da cautela: Stalin per esempio non appoggiò alcuna insurrezione comunista in Europa Occidentale e fu estremamente prudente nei confronti di Mao Tse Tung, sconsigliandolo di tentare la strade della vittoria militare sui nazionalisti cinesi.

In questo clima nasce la NATO nell'aprile del '49. Nell'agosto dello stesso anno anche l'URSS detonava la sua prima bomba atomica e la guerra fredda poteva ritenersi ufficialmente cominciata. Non è qui ovviamente il caso di fare la storia di questo periodo, né quella dell'Alleanza Atlantica. Diciamo solo che questa breve rievocazione storica mostra chiaramente i caratteri della fase storica nella quale nacque la NATO: supremazia tecnologica degli USA sull'URSS e dominio economico e militare nei confronti dei loro alleati. Occorre tener presenti questi dati nell'analizzare la fase odierna, nella quale le condizioni sono molto variate. L'URSS è scomparsa, la supremazia economica sui paesi europei è molto attenuata.

Data la condizione di monopolio atomico, la NATO adottò all'inizio la cosidetta strategia della rappresaglia massiccia che prevedeva l'uso massiccio e non proporzionato delle armi atomiche contro l'URSS, anche in presenza di una guerra combattuta con armi convenzionali. Quando, con gli anni '60, l'URSS raggiunse la parità atomica con gli USA, questa strategia fu sostituita dalla risposta flessibile, che prevedeva sempre l'uso delle armi nucleari da parte della NATO in risposta ad un attacco sovietico, ma con una gradualità di risposta da parte dell'Alleanza Atlantica. Dopo la scomparsa del patto di Varsavia e dell'URSS nel 1991, anche questo concetto strategico è stato abbandonato e l'elemento nucleare è divenuto secondario nella strategia della NATO. Questo cambiamento era ovvio e necessario, data la scomparsa del nemico per combattere il quale la Nato era sorta. Ma a questo cambiamento non ne sono seguiti altri, altrettanto convincenti che pure sarebbero necessari per giustificare la permanenza di questa alleanza militare.

2. L'allargamento della NATO

Preliminare sarebbe, a questo punto una discussione sull'opportunità del mantenimento di uno strumento come la NATO, alleanza di 16 paesi europei e nordamericani (Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Germania, Grecia, Islanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Portogallo, Spagna, Turchia, UK e USA) senza più un nemico definito. Di questo parleremo molto in seguito, anche durante il nostro Congresso Nazionale. Va tenuto presente in ogni caso che nessuno dei paesi membri ha chiesto lo scioglimento dell'Alleanza e che anzi, a Madrid nel 1997, a seguito di loro richiesta, tre nuovi paesi aderiranno alla NATO: Polonia, Repubblica Ceca ed Ungheria. Altri paesi dell'Est europeo hanno chiesto di aderire: due tra questi sono in cima alla lista (Romania e Slovenia) mentre la richiesta dei paesi baltici non ha probabilità alcuna, per ora, di essere accolta. L'allargamento si realizzerà nel meeting che si terrà ad Aprile 1999, in coincidenza con il cinquantesimo anniversario della NATO, ed è stato osteggiato dalla Russia, che lo ha visto come un avvicinamento ai suoi confini della minaccia militare costituita dall'Alleanza Atlantica. Alla Russia sono state fatte concessioni formali, sotto il nome di Partenariato per la Pace, con una politica a mio parere miope che rischiamo di pagare tutti molto cara in futuro. Molte altre voci contrarie si sono levate, anche dall'interno degli USA, sia per i costi probabilmente molto elevati di questa operazione, e che non è chiaro chi coprirà, sia per il fatto che una Alleanza che si prefigura a due velocità rischia di essere inservibile militarmente.

Tuttavia l'allargamento si farà, per quanto sbagliata sia come scelta politica. Le ragioni sono due. La prima è la pressione dei paesi dell'Est europeo, i quali vedono questo come passaggio per l'ammissione a pieno titolo nell'Occidente; ad esso questi paesi vorrebbero che seguisse l'ammissione nella UE, vista, non a torto, come regione di benessere e prosperità. La seconda è il desiderio dell'Amministrazione Clinton di rimotivare in qualche modo l'Alleanza Atlantica, a 50 anni dalla sua nascita e in condizioni molto mutate. L'allargamento viene visto come una forma di ammodernamento, sia pure prevalentemente di facciata. Tutto ciò però non basta e l'amministrazione Clinton ne è consapevole. Questa è la ragione per cui essa è alla ricerca della definizione di una nuova strategia, il che significa essenzialmente un nuovo nemico. Questa discussione va sotto il nome di nuovo concetto strategico.

3. Un nuovo concetto strategico per la Nato

Privi di un nemico credibile dopo la scomparsa dell'URSS, gli USA ne hanno creato uno nuovo: gli Stati furfanti (rougue states), ossia gli stati che, a parere degli USA alimentano il terrorismo internazionale e/o sono in possesso (o si accingono a possedere) armi di distruzioni di massa (nucleari, chimiche, biologiche). Tra questi stati vi sono l'Irak, l'Iran, la Libia, il Sudan, Cuba e, in posizione meno definita, Nord Corea, Jugoslavia, Siria. Per combattere la minaccia terroristica, gli USA hanno pensato di creare per la prima volta un Comando Continentale delle loro Forze Armate sul suolo americano, paragonabile a quelli esistenti su altri continenti (questo progetto è stato abbandonato per non creare l'impressione nell'opinione pubblica di una militarizzazione del territorio). Il pericolo terroristico non viene visto come un problema prevalentemente interno, come pure potrebbe se si pensa che, ad esempio, l'attentato di Oklahoma City fu provocato da un gruppo di estrema destra americano e che sono numerosi i gruppi paramilitari fascisteggianti che propugnano la ribellione alle leggi federali, fino ad invocare prospettive secessionistiche. Il pericolo terroristico viene invece assunto come un problema essenzialmente di politica estera (anche se è stato nominato un responsabile antiterrorismo, Richard Clarke, con un budget di 10 miliardi di dollari). Nel summit della Nato che si terrà nell'Aprile 1999, gli Usa proporranno probabilmente agli alleati europei di ufficializzare la tesi che la NATO deve assumere la lotta al terrorismo come asse portante della sua strategia, e che tale lotta deve estendersi a tutto il pianeta. La NATO diventerebbe così una alleanza globale che interviene militarmente quando si crei il pericolo di uno stato furfante dotato di Armi di distruzioni di massa. I bombardamenti recenti di missili Tomahawk contro una fabbrica di medicinali in Sudan e contro un campo di terroristi in Afghanistan sono esempi di questa strategia.

Un altro aspetto di questa strategia sarà probabilmente costituito dalla realizzazione del THAAD (Theater High Altitude Area Defense), una riedizione in tono minore del progetto di guerre stellari di Reagan, sul quale sarà presa una decisione definitiva nel giugno 2000.

4. L'Europa

Gli interessi europei e quelli USA paiono a questo punto in contrasto. Gli europei preferivano la vecchia struttura della NATO che garantiva a costi limitati l'Europa da possibili attacchi e paiono meno interessati al nuovo concetto strategico che li porrà probabilmente in rotta di collisione con i paesi islamici e che pare invece molto più congeniale alla politica USA in Medio Oriente. Anche la recente questione del Kosovo costituisce un elemento di attrito: la condotta unilaterale degli USA non convince la maggior parte dei governi europei che temono di essere coinvolti in una guerra balcanica (che si allargherebbe probabilmente anche alla Macedonia, qualora, come possibile, l'intervento diplomatico fallisse). Tuttavia, tuttora, pur dopo l'introduzione dell'Euro, la UE non ha avviato alcuna discussione sulla futura politica estera e di difesa comune. Questa discussione non può però tardare oltre e ad essa l'UE è chiamata dai suoi stessi successi: Euro, attrazione verso i paesi dell'Est. La rinuncia ad esercitare questo ruolo implicherebbe a mio parere una crisi del progetto europeo nel medio periodo. L'Europa, per le sue dimensioni, i rapporti transatlantici, il suo ruolo nel commercio mondiale, i legami ed i rapporti con il Medioriente, l'Africa e l'Est è sollecitata continuamente ad esercitare un ruolo attivo.

È chiaro che anche questi temi andranno affrontati nel nostro prossimo Congresso, ed occorrerà che ci cimentiamo lì su questioni come il quadro istituzionale nel quale la politica di difesa ed estera comune potrà esercitarsi, le risorse, i tempi di questo processo. Alcuni dei temi che abbiamo di fronte e che sottopongo alla discussione sono i seguenti.

5. Dieci domande che attendono una risposta

  1. Il ruolo della Nato e della politica estera USA è stato determinante nel crollo dell'URSS?
  2. La Nato ha un futuro? Pro: È una fonte di sicurezza interna oltre che esterna. Contro: La leadership USA impedisce una politica estera europea autonoma
  3. La Nato deve allargarsi ad Est? Pro: L'allargamento è richiesto dai paesi dell'Est, non dagli USA. Contro: Una inutile provocazione contro la Russia; un pericoloso sovraccarico di responsabilità; un grande aumento di spese militari.
  4. Che ruolo deve avere la Nato nel prossimo futuro?
  5. L'Europa deve dotarsi di Forze Armate autonome? Pro: Non è possibile progredire nella costruzione di una entità politica sovranazionale, sia pure di tipo federale senza autonomia di difesa. Contro: Contro chi occorre difendersi? (Est-Russia; paesi islamici;altri, USA?)
  6. Le future Forze Armate Europee (o, in loro assenza, le Forze Armate dei singoli paesi della UE) devono essere integrate nella Nato? Pro: Una autonomia completa creerebbe una situazione di conflitto potenzialmente molto pericolosa con gli USA; in condizioni di completa autonomia le spese militari sarebbero certamente maggiori. Contro: È impensabile che gli USA accettino di dividere la leadership della NATO con l'Europa.
  7. Se l'Europa si dota di FF. AA. autonome integrate nella NATO esse devono basarsi sulla UEO oppure occorre pensare ad una struttura completamente autonoma?
  8. Le forze nucleari francesi e britanniche hanno un futuro in Europa?Pro: È difficile immaginare ad una rinuncia da parte di UK e Francia senza un disarmo nucleare globale, per ora impensabile. Potrebbero rimanere per assicurare una deterrenza minima. Contro: La loro eliminazione anche unilaterale favorirebbe lo sviluppo di una politica estera non aggressiva.
  9. È ancora utile la leva? Pro: L'esercito di leva è una garanzia democratica. Contro: È inefficiente e costituisce un inutile spreco di energie giovanili.
  10. Sono proponibili ancora per la sinistra concetti come esercito di popolo, guerra partigiana, difesa territoriale oregionale, etc.? Pro: Rappresentano l'estensione al futuro di esperienze come la guerra di Resistenza al Nazi-Fascismo. Contro: Comportano la militarizzazione del territorio e, come l'esperienza jugoslava insegna, favoriscono guerre civili cruente se viene meno l'unità nazionale.