Marco Maestro su Beppe Nardulli Beppe Nardulli Beppe era di venti anni pi giovane di me; eravamo nella stessa facolt, ma in corsi di laurea diversi e, bench ambedue lavorassimo in un campo teorico, gli indirizzi specifici della nostra ricerca erano molto diversi e non ricordo che ci sia mai stata qualche occasione concreta di collaborazione; anche gli scambi di opinioni su argomenti scientifici, seppur non completamente esclusi dalle nostre conversazioni, erano per molto rari. Per giunta Beppe ha sempre avuto nel suo dipartimento un peso molto maggiore di quanto non abbia mai avuto io nel mio e molto maggiore era la sua esperienza anche nel campo delle relazioni internazionali. Quanto detto spiega ampiamente come tra noi non ci fosse (non ci sia mai stata) neanche l'ombra di un rapporto di competizione come (anche se talora in maniera non esplicita o solo indiretta) abbastanza naturale che sorga anche tra colleghi che si stimano e dei quali ci si considera amici. Avevamo invece rapporti politici che sono durati a lungo. Anche qui perch qualche elemento singolare. Nella organizzazione degli universitari comunisti, bench io avessi una maggiore "anzianit" stato lui a rivestire ruoli di maggior rilevanza. Al momento della crisi drammatica ci siamo trovati su sponde diverse, abbiamo discusso, anche duramente, sia nelle sedi ufficiali sia in privato, nelle occasioni degli incontri informali, tra amici quali eravamo restati. Da allora di acqua sotto i ponti ne passata un bel po' e le cose sono andate come nessuno dei due avrebbe previsto (e ancora meno sperato). Non sarei sincero se non dicessi che nel complesso continuo a pensare che avevo pi ragione (o meno torto) io. Ma ( qui che la singolarit si tinge di stranezza) pi apparentemente le nostre posizioni divergevano (nella valutazione degli indirizzi, talora in quella del valore dei dirigenti) e tanto meglio e pi proficuamente ci trovavamo a collaborare in concrete iniziative politiche. Anzi mi sembra di poter dire che quel poco che negli ultimi dodici anni della mia permanenza a Bari sono riuscito a realizzare sempre stato frutto dello scambio di vedute con Beppe. Da parte mia le cose andavano cos. Per scelta mia (o pi spesso di altri perch ho sempre avuto la tendenza a "stare dove mi mettevano") mi sono trovato in pi occasioni nella condizione in cui, impegnandomi, giudicavo possibile mettere su iniziative con qualche probabilit di successo. stato in particolare il campo dell'azione pacifista variamente articolata nella quale nella nostra universit (soprattuto per opera di colleghi di Fisica, tra i quali ovviamente e in primo luogo Beppe) c'era la tradizione di una qualche presenza con risonanza nazionale. Lo schema (con linguaggio di moda si direbbe "la road map") era il seguente. Elaboravo un progetto, ne consideravo le varianti, talora (ma di rado) ne accennavo a qualcuno, e poi andavo da Beppe e gli dicevo: come faresti in questo caso? Lui, alla svelta (perch non amava n la diplomazia, n le circonlocuzioni), mi diceva: cos e cos; tra le proposte, quella buona questa. Seguivo il suo consiglio, perch aveva ragione lui. Dalla raccolta: Marco Maestro: Versi, Casa Editrice Giuntina, 2009